Sanatoria dei lavoratori irregolari, varata nel 2020 per far fronte all’emergenza sanitaria, diventa il fanalino di coda delle priorità delle Istituzioni

Sanatoria dei lavoratori irregolari, varata nel 2020 per far fronte all’emergenza sanitaria, diventa il fanalino di coda delle priorità delle Istituzioni
02/04/2021 Studio Incipit

 

     Qualche giorno fa mi ha contattato, piuttosto agitata, una lavoratrice peruviana, che ha appena concluso la sanatoria con successo, mentre si trovava allo sportello Scelta e Revoca di ATSS Milano. Nel caso di specie, lo sportello non voleva procedere all’iscrizione della lavoratrice, perché la stessa non aveva con sé la copia della carta di identità del datore di lavoro. Il documento, non solo non è elencato tra i documenti necessari al rilascio della tessera sanitaria in nessuna Circolare/Nota etc.., ma è assolutamente da ritenersi un documento “pleonastico”: è quindi chiaramente illegittimo ed immotivato richiederlo al lavoratore/lavoratrice “regolarizzando” poiché i documenti che attestano l’emersione sono di per sé sufficienti a dimostrare che lo/la straniero/a è iscrivibile al SSR ed il datore di lavoro, se non esistesse, non avrebbe nemmeno potuto inviare la domanda di emersione in favore della lavoratrice.

L’iscrizione al Servizio sanitario regionale, benché temporanea sino al rilascio del permesso di soggiorno, è un diritto fondamentale riconosciuto alla lavoratrice straniera dall’art. 32 della Costituzione italiana, ma anche dal Testo Unico Immigrazione.

Il rilascio della tessera sanitaria provvisoria, durante la procedura di regolarizzazione (sanatoria dei lavoratori migranti), è confermato dalla Circolare Ministero della Salute 14/7/2020 e poi nuovamente in un Comunicato del Ministero della Salute del 23 dicembre 2020. 

Dopo un acceso confronto telefonico con il funzionario responsabile, che mi ha ascoltato attentamente, l’ATSS ha iscritto la signora al SSR e ha ci ha comunicato via mail che avevamo ragione e che si impegneranno immediatamente a comunicare a tutti gli operatori di sportello, che agli stranieri regolarizzandi il documento del datore di lavoro NON deve essere richiesto. Bene.

Aggiungo che la signora peruviana in questione, è stata la prima lavoratrice per la quale ho concluso l’intera procedura di emersione, ottenendo il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di lavoro; una delle poche lavoratrici ad essere stata convocata dallo Sportelo Unico di Milano, per stipulare il contratto di soggiorno con il datore di lavoro, così come previsto dalla procedura di emersione del lavoro irregolare così come regolata dall’art. 103 del DL 34/2020  contenenteMisure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonche’ di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19” (le istanze citate sono state inviate telematicamente il 4 ed il 6 giugno 2020 e sono state convocate nel mese di febbraio 2021).
A questo punto vale la pena raccontare, dal nostro punto di vista, come si sta svolgendo la procedura di emersione, promossa dalla allora Ministra dell’Agricoltura Bellanova e dalla Ministra dell’Interno Lamorgese, e per quanto possibile –segnalare gli enormi disagi che la lentezza delle Istituzioni coinvolte e l’assenza di personale dedicato- stanno causando ai datori di lavoro, ai lavoratori ed ai professionisti che -come noi- sono stati incaricati di seguire e monitorare queste istanze.
Partiamo dai numeri per dare una cornice di contesto: nel 2018 l’ISPI stimava per il 2020 un numero pari a circa 600.000 cittadini stranieri irregolari presenti sul nostro territorio (si vedano sul punto gli articoli  “I nuovi irregolari in Italia”“ ed il più recente  “Migrazioni in Italia: tutti i numeri”).
La c.d. sanatoria 2020 ha visto la presentazione di 207.542 istanze inviate, di cui 176.848 riguardano i lavoratori e le lavoratrici domestiche. La Regione che ha ricevuto in assoluto più istanze di regolarizzazioni nel settore della collaborazione domestica è senza dubbio la Lombardia con 47.357 domande, segue la Campania con 26.096 (tutte queste informazioni sono reperibili qui ).
Il c.d. Decreto Rilancio ha previsto questa regolarizzazione per far fronte all’emergenza sanitaria, aprendo la possibilità di richiedere per via telematica la regolarizzazione di lavoratori stranieri, sia in forze presso il datore di lavoro, sia in prospettiva di un’assunzione. Le domande, inviate tra 1 giugno ed il 15 agosto, sono state ad trattate in una percentuale bassissima rispetto alle aspettative ed in barba agli strumenti telematici ormai in uso presso il Ministero, che dovrebbero facilitare la trattazione in un’ottica di maggiore efficienza e rapidità. Così non è: i passaggi endoprocedimentali sono lentissimi, i pareri degli uffici coinvolti, in enorme ritardo. L’impiego di personale è particolarmente esiguo rispetto alla mole di lavoro che interessa gli uffici, già probabilmente in sofferenza a causa della pandemia in corso, e tale circostanza ha fatto sì che per quanto riguarda la Prefettura di Milano (ma anche altre Prefetture), si sia arrivati a convocare/concludere pochissimi procedimenti (ad oggi le convocazioni su Milano sono fino alle domande inviate prima del 10 giugno, così da circa due mesi).
Secondo un recente articolo del Sole 24ore solo lo 0,71 % delle domande è arrivato ad una conclusione (il Sole 24 ore Articolo 4 marzo)
L’impegno del Ministero era di inviare personale agli Sportelli Unici per l’Immigrazione, presso le Prefetture territoriali, al fine di un più efficiente smaltimento delle istanze.
Si ha l’impressione che questo personale non arriverà mai.
Eppure l’Italia ha interesse a rilasciare permessi di soggiorno a cittadini e cittadine stranieri ancora invisibili, ma integrate. Gli stessi sono oggi indissolubilmente legati al destino dell’istanza di regolarizzazione e, dunque, del datore di lavoro che li ha “sanati” : di fatti per una scelta legislativa il contratto di lavoro si può interrompere solo per gravi e motivate ragioni.
Il rilascio del tanto agognato permesso di soggiorno consente a questi lavoratori e lavoratrici di entrare a pieno diritto nel “sistema” del welfare italiano e probabilmente alcuni di loro sono già pronti a ricongiungere i propri familiari (figli minori, coniuge).
Non solo, gli stessi, conclusa la procedura, avrebbero finalmente la possibilità di cambiare lavoro e magari cercare delle posizioni più soddisfacenti e, forse, più eque; avrebbero finalmente la possibilità di affittare un appartamento, senza dover accettare soluzioni precarie e spesso non idonee; hanno diritto all’iscrizione anagrafica e soprattutto lasciare il territorio italiano per far rientro al proprio Paese e visitare, dopo magari molti anni, la famiglia di origine per poi far rientro, senza timori, in Italia.
Le tante storie, i sogni e le aspirazioni dei cittadini e delle cittadine straniere che dovranno attendere chissà per quanto tempo, la loro effettiva regolarizzazione ed il diritto dei datori di lavoro ad avere risposte effettive e riscontri da parte delle autorità, non sembrano rientrare tra le priorità del nuovo esecutivo.
Vedremo se nelle prossime settimane, i “decisori” politici vorranno impegnarsi e dare un impulso importante all’apparato amministrativo, nel rispetto degli obiettivi sottesi al decreto emergenziale varato ormai quasi un anno fa’ (la tutela della salute pubblica) ed investire un po’ dei denari versati dai contribuenti (anche solo per aderire alla sanatoria), al fine di offrire una risposta dignitosa e coerente ai cittadini italiani e stranieri coinvolti ed, in ultima analisi, al “sistema paese”.

02/04/2021

Irene Pavlidi

Studio Incipit